top of page

Invito mostra di Sandro Greco al Collegio Cairoli - Pavia

E' con grande piacere che La invitiamo
Sabato 18 maggio alle ore 18:00
Alla Sala delle mostre
dell’Università di Pavia
all’inaugurazione della mostra
“Il mondo di SANDRO GRECO”​

Dal 18 maggio al 2 giugno 2013
ore 17:00 – 19:30

​​

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA
COLLEGIO FRATELLI CAIROLI

Saranno presenti
il noto critico d’arte Gillo Dorfles,
il prof. Agostino Stella
Rettore dell'Università di Pavia,
prof. Domenico Laforgia
Rettore dell'Università del Salento,
prof. Emanuele Domenico Vicini
Università Pavia,
prof. Antonio Lucio Giannone
Università del Salento​

Il Collegio Cairoli è un collegio universitario di Pavia, situato in pieno centro città, nella piazza omonima adiacente alla chiesa di San Francesco, a pochi passi sia dall'edificio dell'Università sia dal castello sforzesco.

Collegio Cairoli Piazza Cairoli, 1 27100 Pavia (PV)

La mostra di Sandro Greco al Collegio Cairoli Pavia -Il mondo di SANDRO GRECO- UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA COLLEGIO FRATELLI CAIROLI Sala delle mostre, Università di Pavia inaugurazione della mostra “Il mondo di SANDRO GRECO” - Dal 18 maggio al 1 giugno 2013 ore 17:00 – 19:30

Pavia -Il mondo di SANDRO GRECO- UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PAVIA COLLEGIO FRATELLI CAIROLI Sala delle mostre, Università di Pavia inaugurazione della mostra "Il mondo di SANDRO GRECO". Sala delle mostre, Università di Pavia inaugurazione della mostra "Il mondo di SANDRO GRECO". Relatori il giorno dell'inaugurazione: Prof. Gillo Dorfles, Prof. Angiolino Stella Magnifico Rettore Università di Pavia, Prof. Emanuele Domenico Vicini dell'Università di Pavia, Prof. Antonio Lucio Giannone dell'Università del Salento.

L’arte si vive, non si insegna *
Nota su Sandro Greco


Il percorso artistico di Sandro Greco, nella sua ricchezza e varietà, può essere letto come una sorta di libero e personale cammino tra alcuni dei più significativi fenomeni del XX secolo: dalla ricerca di temi nuovi e fonti di ispirazione originali per l’arte, alla ridefinizione della figura dell’artista e del suo ruolo sociale; dalla sperimentazione tecnica e formale più coraggiosa, al recupero delle suggestioni avanguardistiche che sfociano nelle esperienze concettuali.
Alla fine degli anni Quaranta del Novecento risalgono i primi lavori in pittura. Qui la tecnica è ancora piuttosto tradizionale (si tratta soprattutto di disegni), ma già è evidente la scelta di abbandonare esiti accademici, per preferire la leggerezza del segno grafico del pastello, della matita o dell’acquerello. Ne risultano così figure leggere, quasi sfuggenti, immerse in suggestive ambientazioni (sempre appena accennate) fatte dei colori del cielo, sfumati nei toni dell’azzurro, del rosa del giallo.
Sono opere che suggeriscono un’idea di semplicità, di immediatezza esecutiva, di ispirazione intuitiva cui viene data subito dignità di forma. Greco dimostra in questi primi lavori una forte attrazione per i temi circensi: clown, saltimbanchi, giocolieri, cavallerizze sono i protagonisti assoluti della sua produzione. In questa scelta si possono ravvisare molti spunti interessanti che ci riportano alle radici della cultura poetica del primo Novecento. Sono decisamente forti i legami con il tono divertito e scanzonato del poetasaltimbanco di palazzeschiana memoria. In Greco non c’è posto per una pittura nostalgica e dimessa: i saltimbanchi dei suoi acquerelli non si commuovono per la propria tristezza, ma se ne liberano, col sorriso e con la leggerezza di forme evanescenti e guizzanti.
Non troviamo neanche, in queste immagini, la riflessione sociale più complessa che ispira le figure circensi di molto Picasso precubista: si preferisce invece una meditazione sul ruolo creativo dell’artista e sulla sua capacità di affrontare, sorridendo, la vita. I clown di Greco si divertono e divertono. La semplicità magica e incantata di queste figure sembra parlare direttamente alla parte infantile che alberga in ogni uomo e pare capace di
risvegliarla, donando il sorriso e coinvolgendo in un amore incondizionato per la vita.
Dagli anni Sessanta la produzione di Greco si arricchisce di nuovi orizzonti nei quali si fondono gli esiti della ricerca sull’astrazione e sull’informale con le più specifiche competenze scientifiche del maestro, derivanti dagli studi di farmacia e dalla professione di insegnante di chimica nella scuola secondaria.
Oltre al lavoro sul plasma, quarto stato della materia, è questo il momento di approccio al mondo della ceramica. Nate quasi come passatempo, la cottura e la decorazione della ceramica si fanno via via più interessanti e ricche di risultati, quando ad esse Greco applica le sue conoscenze chimiche nella sperimentazione di tecniche molto varie. Le più frequenti sono lo smalto e gli ingobbi colorati che danno vita a oggetti, spesso non alterati nel loro uso domestico, costruiti però con una fantasia visionaria davvero unica.
Se, negli anni Sessanta, per molti artisti (Wilfredo Lam, Alberto Crippa e – su tutti – Gio Ponti) la ceramica è uno degli orizzonti più affascinanti e creativi del momento, per Greco questa disciplina è una nuova occasione di fondere tradizione e modernità in modo decisamente originale. Nelle sue ceramiche senza dubbio rivediamo le sagome e i volumi della tradizione classica (messapica in particolare), la rotondità e la solida fisicità dei vasi antichi; ma su questi valori formali di tradizione, Greco lavora con la lucentezza degli smalti e la leggerezza dei colori e delle linee che sembrano togliere peso al corpo dei vasi e rendere gustosamente ironica la trama di rimandi alla tradizione antica della ceramica e della terracotta.
Anche in questo caso quindi suggestioni molto diverse si fondono in un risultato originale.
Per Greco sembra che tecniche antiche e moderne, plastiche e bidimensionali, scultoree e pittoriche, siano sempre a servizio di una ricerca personale, fatta di colore e geometria, di espressività vivace e attento controllo compositivo.
Greco è molto chiaro nel suo pensiero (espresso in più occasioni, come nella pagina introduttiva del pieghevole preparato per presentare la propria bottega, Ceramiche artistiche: Maioliche, Mezzemaioliche, Ingobbi, Raku e Deft, o nello scritto Il gioco e l’arte, in: Sandro greco, Il gioco e l’arte, s.d., Lecce): compito dell’arte e dell’artista è sprigionare una carica di bellezza, imprigionata nella materia, capace di dare senso e dignità alla vita quotidiana.
Comporre figure astratte, elaborare sistemi di segni grafici, che prendono vita nella lucentezza dello smalto e nella freschezza del colore steso sulla ceramica è per Greco una attività di “gioco”, parola chiave per capire l’opera dell’artista.
Gioco è impegno nella creatività, è continua sfida alle regole della composizione, è uso consapevole delle tradizioni artistiche di ogni epoca e di ogni paese, per generare immagini impreviste e per questo capaci di emozionare. Il gioco infine è l’atto fondativo dell’arte: nel mondo di Greco non si gioca per divertirsi spensieratamente, perché non si opera secondo una logica contestatoria o iconoclasta. Giocando, cioè agendo secondo regole creative che attingano alla parte più profondamente spirituale dell’io creatoreartista, si trovano soluzioni formali che, oltre la loro apparente leggerezza, rivelano temi
assolutamente profondi e pregnanti.
La fine degli anni Sessanta vede una nuova svolta nell’arte di Sandro Greco. Sicuramente segnato dalle contemporanee esperienze europee ed extra europee, indirizzate verso un approccio più concettuale e teorico al fare artistico, Greco sperimenta alcune performance raccolte e descritte nel volume Informazioni estetiche di Sandro Greco 1968-1973 (Lecce, Lacaita Editore, 1974). Le parole del colophon, di Greco stesso, sono molto esplicite: «Negli anni che segnano l’esplodere della crisi dell’arte come malefico-benefico evento in cui forme millenarie si consumano, [...] l’opera, il capodopera, la creazione dell’artista [...]
si consuma nella sua stessa vuota presunzione, in questi anni l’arte ricerca un diverso e più vero essere attraverso una sperimentazione permanente». La ricerca sperimentale quindi deve guidare l’arte moderna, sacrificando le forme della tradizione, vuote ormai di significato e incapaci di rappresentare la condizione della modernità.
I primi ambiti di sperimentazione sono quelli dell’Arte Povera e della Land Art. Greco crea fiori di carta che colloca sull’asfalto, sulla sabbia, sulla roccia o su cumuli di rifiuti. Gesti semplici e oggetti estremamente familiari sono lo strumento con cui si vuole portare prima di tutto l’attenzione dello spettatore sul degrado dell’ambiente. L’immediatezza e la chiarezza del messaggio non impediscono di cogliere la profonda spiritualità che lo sostanzia: un segno di vita (il fiore) si genera in contesti apparentemente inanimati e sterili.
Il fiore di carta, sintetico e quasi astratto, liberato dalla sua immagine più immediata e tradizionale, e quindi in qualche modo stereotipata, sentimentale e commerciale, è il segno di una riconciliazione tra uomo e natura: posto in contesti che non sono riconducibili simbolicamente al tema della vita (sabbia, roccia o l’asfalto), diventa il dono di una artista, che si rifiuta di accondiscendere ai comportamenti della società moderna, che “regala” alla natura solo i propri rifiuti.
Con Greco, negli anni Settanta, si realizzano vere performance di forte impatto sociale e mediatico, ancora legate al tema ambientale. Per sostenere la difesa del contesto naturale e culturale della terra salentina, nel 1971 la sezione tarantina di Italia Nostra organizza una manifestazione dal titolo “Taranto per una industrializzazione umana”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi del rapporto tra industria, territorio e tradizioni locali. Sandro Greco, con Corrado Lorenzo, “invade” un’arteria del centro cittadino con copertoni di auto e distribuisce ai cittadini contenitori etichettati e sigillati (chiamati efficacemente “reliquie”) di aria non inquinata, di acqua pulita del Mediterraneo e di terra del Salento. Queste, insieme con gli studi sulla prossemica artistica, condotti con una serie
di fotografie che indagano il rapporto tra uomo e spazio, sono forse le esperienze più anticonformiste, originali e provocatorie nel catalogo di Greco. Va sicuramente
riconosciuto, almeno nei modi, il riferimento a Piero Manzoni, ma va soprattutto rilevato che il bersaglio polemico di Greco è l’abitudine, ancora ben viva in molto pubblico italiano di quegli anni, di considerare l’arte come vincolata all’oggetto materico («l’uomo che identifica l’opera d’arte con l’edificio, il libro, il dipinto o la statua nella sua esistenza separata dall’esperienza umana», scrive Greco in un intervento nel volume Informazioni Estetiche, cit. p. 116). Al contrario, «l’arte è esperienza. L’arte è vita. [...] Lo scopo dell’arte è eccitare la fantasia umana perché la realtà possa essere più umanamente fruita» (Informazioni estetiche, cit. p. 116).
Così interpretata, l’esperienza concettuale di Greco rimane sempre profondamente legata a un bisogno forte e deciso di azione sulla realtà. Si compie qui, meglio che altrove, la sintesi dell’intreccio tra scienza e arte che ha caratterizzato tuta la carriera di Greco. Le sperimentazioni materiche, cromatiche, compositive e le invenzioni tecniche sono frutto di una profonda sensibilità, ma vivono anche degli studi sulla materia che accompagnano tutta la vita dell’artista. Come un processo di sperimentazione scientifica, le intuizioni creative, contribuiscono ad approfondire la conoscenza del mondo e l’azione dell’uomo su di esso.
Negli anni più recenti Greco è tornato sui temi chiave della sua carriera (i fiori, gli elementi della natura, i clown), lavorando sulla messa in immagine dei versi della poesia Libertà di Paul Éluard. Con gli anni Ottanta compaiono le farfalle (fiori con le ali), protagoniste poi di un breve saggio di divulgazione artistico-scientifica, Dialogo tra un artista una farfalla e una testuggine. Il dualismo della luce e il colore, Lecce, Edizioni del Grifo, 1999). In cartapesta, lamina di argento, in ceramica, esse invitano a godere con semplicità della bellezza e armonia del creato, rispettandolo nella sua ricchezza e complessità, ben rappresentata dalle meravigliose e misteriose combinazioni cromatiche delle ali delle farfalle.
Sono di questi anni anche le “maschere allo specchio”, metafora senza dubbio efficacissima di una volontà di indagine sul senso dell’esistenza dell’uomo. Si tratta di una installazione composta da specchi riccamente e vivacemente decorati, nei quali si riflettono maschere appese sulle pareti opposte. Nella piacevolezza giocosa delle decorazioni coloratissime degli specchi si vedono i volti del pubblico che passeggia, sovrapposti alle maschere, immagine della parte più profonda di ciascun uomo. Ritorna allora nuovamente l’arte nella sua forma di gioco: senza ansia o dramma, ma con luminosa chiarezza e sapiente ironia, Greco ci costringe a vedere noi stessi attraverso scorci inediti o prospettive inaspettate e, con la straordinaria leggerezza che lo ha sempre distinto, torna a proporre una nuova metafora sulla vita umana.

di Emanuele Domenico Vicini

Università di Pavia

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO
AA.VV., Informazioni estetiche di Sandro Greco 1968-1973, Lecce, Lacaita Editore, 1974.
S. Greco, Il tempo, i pensieri e i ricordi, Grafiche panico, Galatina (LE), 1997.
S. Greco, L’arte è…, Edizioni del Grifo, Lecce, 1997.
S. Greco, Dialogo tra un artista una farfalla e una testuggine. Il dualismo della luce e il colore, Lecce, Edizioni del Grifo, 1999.
A.L. Giannone, Sandro Greco. La ricostruzione “ludica” dell’universo, in: Apulia, Rassegna trimestrale della Banca Popolare Pugliese, N. I, marzo 2000.
S. Greco, Il gioco e l’arte, catalogo della mostra a c. di Gillo Dorfles, s.d., Lecce

 

* Dal Diario di Sandro Greco, 1995

La Provincia Pavese, 15 maggio 2013

Quotidiano di Puglia, 26 maggio 2013

bottom of page